Consulenza criminologica forense (Art. 225 c.p.p.)

Analisi e ricostruzione della criminodinamica del reato

La ricostruzione della criminodinamica è importante soprattutto nei casi di errori giudiziari per dimostrare l’innocenza del reo, la sua estraneità ai fatti. La ricostruzione può insinuare il dubbio o dimostrare scientificamente l’incongruenza del nesso causale tra azione e conseguenza.

Non esiste un protocollo standard per ricostruire la criminodinamica. Si parte sempre dalla rilettura degli atti processuali con particolare attenzione alle indagini preliminari. Solamente dopo aver studiato attentamente gli atti e aver cercato eventuali discrepanze o errori nell’impianto probatorio, s’indirizzano le indagini difensive al fine di trovare nuovi elementi probatori. Questi andranno analizzati e daranno vita ad un’ipotesi.

L’ipotesi andrà provata mediante esperimenti giudiziari, sopralluoghi e rilievi, ricerca di testimonianze.
L’ipotesi se avrà peculiarità scientifiche dovrà essere confrontata con criminalisti specializzati in materie specifiche (medici legali, balistici, fonici, ecc.) al fine di trovare elementi scientifici che confutino la tesi. In ultimo sarà redatta una relazione con la nuova ricostruzione.

Consulenza criminologica in tema di disagio e delinquenza giovanile, con particolare attenzione ai contesti sociali critici

L’approccio criminologico è un approccio multidisciplinare che consente di elaborare una mappa di rischio, ovvero una previsione di eventuali rischi che ruotano attorno al giovane e alla famiglia.

Il fine è quello di prevenire i futuri pericoli, mettere in guardia le famiglie e indirizzarle verso un riequilibrio.

Il contestuale ausilio di psicologi o psicoterapeuti può agevolare la comunicazione con il minore per raggiungere l’obbiettivo.

Consulenza per il riesame degli atti processuali

Lo studio e il riesame degli atti processuali, osservandoli da molteplici punti di vista (psicologico, sociologico, vittimologico e criminologico), consentono di arricchire le memorie difensive e di evidenziare o smentire il nesso di causalità tra l’evento e il reato.

La comprensione di aspetti diversi da quelli di competenza del giurista puro arricchisce le memorie difensive evidenziando attenuanti o aggravanti e aprendo la possibilità di nuove strategie difensive.

Analisi dei comportamenti relazionali, nelle coppie conflittuali, che possono portare a femminicidi

L’analisi dei comportamenti è importante per cercare di prevenire future azioni violente e sproporzionate. Soprattutto nelle famiglie con alta conflittualità, si tende a sottovalutare o a non vedere potenziali pericoli.

Vittima e un carnefice non agiscono in maniera disgiunta. L’azione violenta deriva dal comportamento di entrambe le parti, spesso in maniera inconscia. Solitamente la vittima vive un conflitto intrapsichico derivante da molteplici fattori: il senso di colpa, la vergogna di fronte agli altri, la difficoltà nel chiedere aiuto, la non conoscenza legislativa, la paura per sé o per i figli.

L’elemento costante è che la vittima non si rende conto di essere vittima né di ciò che sta accadendo. Inoltre, l’abitudine a comportamenti nocivi porta la vittima a percepirli come normali, elevando la propria sopportazione e portandola a non captare il pericolo che deriverà da una progressiva intensità in termini qualitativi e quantitativi.

La consulenza ha lo scopo di mettere in luce gli eventuali pericoli, elaborare e proporre delle strategie comportamentali, legali e di sopravvivenza per consentire alla vittima di gestire la situazione e di essere messa in sicurezza in caso di emergenza.

Riesame delle consulenze di controparte

Nel nostro ordinamento la prova si costituisce in giudizio, nella fase dibattimentale, secondo il principio del contraddittorio. Le consulenze di parte, quando richieste, esigono che l’esperto osservi un aspetto in maniera oggettiva e dia una spiegazione in maniera scientifica, richiamando la letteratura. In questo modo il lavoro svolto diventa un elemento probatorio, scevro da giudizio.

Tuttavia, può accadere che la controparte in maniera strategica richieda consulenze strumentali per accreditare una tesi, magari chiedendo al professionista di spingersi oltre il proprio campo di competenza. Altre volte è il professionista stesso a farlo per favorire l’interessato.

Riesaminare l’operato in maniera poliedrica può evidenziare questi aspetti e consentire le dovute contestazioni.

Consulenza nei casi di vittimizzazione secondaria

La vittimizzazione secondaria avviene quando la vittima viene trattata dalle autorità come fosse il carnefice. Prende corpo nella fase di persecuzione del reato, nelle aule giudiziarie, ovvero paradossalmente, in quei luoghi dove la vittima dovrebbe sentirsi protetta.

Una consulenza vittimologica consente di mettere in correlazione gli elementi giuridici con gli aspetti psicologici:

  • fornendo spiegazioni che possano favorire la comprensione per gli operatori di giustizia e, di conseguenza, portare ad adattare il loro comportamento;
  • agevolare il lavoro del legale difensore per elaborare memorie e opporsi ad ordinanze punitive per la vittima.
  • Gettare le basi per un eventuale quantificazione del danno in capo alla vittima per una richiesta di risarcimento. La quantificazione del danno non è di competenza del criminologo ma del medico legale.

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